venerdì 11 luglio 2008

Du Bos e la funzione dell'arte

Nelle sue “Riflessioni critiche sulla poesia e sulla pittura” (1719) Du Bos fa coincidere il piano estetico delle arti, con quello psicologico e sociologico, per mettere in evidenza quanto l’arte non sia e non possa essere autonoma dall’uomo, ma è sempre in relazione con lui.

Non indagandone il fattore ontologico, Du Bos, si chiede quale sia la funzione delle arti: l’arte è una cura per strapparci dall’infelicità procurandoci un piacere puro e privo, quindi, di reali e “pericolose” passioni, che potrebbero mettere l’animo umano in crisi.

Il punto di partenza è che l’uomo necessita di distrazioni per poter avere la mente perennemente occupata, per non ricadere nella noia, condizione estremamente pericolosa per gli individui.

Due strade possono essere percorse, quello della riflessione e quello del sentire; la prima non è accessibile a tutti, non è facile avere la capacità di pensare su se stessi, ma sicuramente la distrazione più piacevole e sicura è appunto il sentire, facile per qualsiasi uomo.

Bisogna sentire, ma senza il rischio di cadere in sgradevoli e durevoli passioni difficili da governare, ed ecco che l’arte ci può fare provare passioni, ma mantenendoci sempre vigili e permettendo, in ogni istante, alla nostra volontà e ragione di governare queste passioni pure che ci trasmette l’arte.

L’arte diviene essenziale per la vita dell’uomo. La novità ulteriore di Du Bos è stata, in aggiunta, quella di allargare la nozione di pubblico, essendo tutti in grado di “sentire” e provare piacere; il sentire e il gusto appartengono a tutta l’umanità, tutti gli uomini sono uguali tramite le “ragioni del cuore”, non solo una determinata elite può fruire dell’arte.

Ma cosa l’artista, il genio, deve mostrare al pubblico, per potere effettivamente svolgere il suo compito di movere et delectare gli animi?

Il genio deve raffigurare le sofferenze umane capaci di commuoverci, rifacendosi all’immagine del “de rerum nature” di Lucrezio, è infatti piacevole starsene sulla spiaggia al sicuro, mentre si vede un naufragio in lontananza.

Ma cosa è il genio? È un dono, una dote naturale derivante anche da cause fisiche, geografiche, climatiche e storico-sociali, non è ancora un creatore come sarà nel 1800, ma è uno scopritore, lui e solo lui sa cosa poter “dipingere” per poter farci provare emozioni.