lunedì 19 maggio 2008

Dionigi l’Areopagita: neoplatonico o Cristiano?


Tanto si specula, e si è speculato sull’autore del “Corpus dionisiacum” al fine di giungere alla verità su chi in realtà fosse: già Erasmo e Lorenzo Valla provarono a dare un reale nome a questo teologo ma tuttora si ricerca, nella storia, un personaggio che possa assumere definitivamente il ruolo dello scrittore dei “Nomi divini”; purtroppo sono state avanzate solo ipotesi e ancora si continua ad anteporre Pseudo, davanti a Dionigi..

Ma è possibile che Dionigi l’Areopagita abbia voluto inserire dottrine neoplatoniche all’interno del Cristianesimo per riscattare la scuola di Atene, dalla improvvisa chiusura avvenuta nel 529, per opera di Giustiniano?

Possibile che un individuo scaltro e tremendamente acculturato abbia potuto crearsi una falsa identità, oltretutto di estremo rispetto (Dionigi viene convertito da S Paolo nell’Areopago di Atene), e sia stato talmente presuntuoso da decidere di essere menzionato negli Atti degli Apostoli, divenendo a tutti gli effetti un rispettabilissimo personaggio canonico? Dichiara inoltre di avere assistito direttamente al funerale della Vergine, addirittura di conoscere Giovanni e S. Paolo e assiste, solo lui, niente meno che a due oscuramenti del cielo durante la morte di Cristo, anziché ad uno.

Certamente leggendo il “Corpo dionisiaco” dubbi sulla “via” seguita da questo teologo ve ne sono: non ci sono riferimenti al Buon Dio personale, al Dio padre tanto caro al cristianesimo- Dio è “in conoscibile”, superiore e diverso da tutto e, riprendendo il concetto della trascendenza del Primo principio alla base del Neoplatonismo, Dio è addirittura un “non-essere” superiore all’intelligenza e al pensiero.

Debitore estremo, per le sue teorie, al Commento di Proclo sul “Parmenide” di Platone, si fanno risalire le opere di Dionigi in una età compresa tra il 451, data del concilio di Calcedonia (poiché nelle sue teorie vi sono influenze del dogma della unica natura di Cristo) e la data in cui vi è la effettiva circolazione della opera: il 533.

Ma per quale motivo si è avanzata l’ipotesi, che in realtà il teologo Cristiano Dionigi, possa essere un neoplatonico e addirittura alcuni, tra cui Carlo Maria Mazzucchi, l’hanno potuto identificare addirittura con Damascio, esponente del neoplatonismo e Diadoco di Atene nel 515?

Principalmente è la via negativa usata dall’autore a mettere in dubbio la sua fede Cristiana, per non parlare anche dell’importanza che gioca la gerarchia ferrea presente nel mondo, l’assenza del peccato originale (infatti il male, seguendo la dottrina di Proclo, è niente meno che la parziale assenza di Bene, in quanto tutte le anime e tutti gli esseri sono stati creati dal Primo Principio-Bene e ad esso tendono) e il fatto più importante che Dio è oltre il pensiero umano (medesimo punto a cui arriva anche lo stesso Damascio).

Ma abbiamo prove certe della possibile sovrapposizione della figura di Damascio con quella di Dionigi?

Probabilmente quella più importante è che i due autori hanno uno stile molto simile (anzi, usando il loro lessico, SUPER-simile) che entrambi siano personalità forti alle quali non piace essere messi in dubbio e che tutti e due amino particolarmente inventarsi graziose e incredibili storie.

Ma forse, far coincidere i due personaggi è ancora cosa ardua al giorno d’oggi, ma di sicuro lo Pseudo-Dionigi, conosceva molto bene i Neoplatonici (forse suoi avversari o forse suoi “amici”).

Avvolta nel mistero rimane sicuramente, per ora, la figura dello Pseudo-Dionigi, al quale senza dubbio, si deve riconoscere il fatto che della sua teologia si continuerà a parlare.

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